Bolletta non pagata, conto pignorato: il giudice dà ragione al pensionato
Un pensionato della provincia di Sassari si è visto bloccare il conto corrente a causa di una bolletta non pagata da circa 2.500 euro, ma il giudice ha annullato il pignoramento, restituendogli finalmente i suoi risparmi.

La vicenda
La vicenda risale a settembre dello scorso anno, quando il gestore idrico Abbanoa aveva chiesto e ottenuto il pignoramento del conto postale dell’uomo, nonostante questi disponesse solo di una pensione sociale e di un’indennità di accompagnamento. Poste Italiane aveva eseguito il blocco senza tener conto della natura delle somme presenti, lasciando il pensionato senza disponibilità economiche.
L’uomo ha deciso di opporsi legalmente, facendo leva sul principio secondo cui, in base all’ordinamento italiano, pensioni sociali e indennità assistenziali rientrano tra i beni impignorabili. Il giudice dell’Esecuzione, Tamara Greco, ha accolto il ricorso, dichiarato inefficace il pignoramento e ordinato a Poste Italiane di sbloccare le somme, circa 10.000 euro. Abbanoa è stata inoltre condannata al pagamento delle spese legali.
Un episodio che mette in evidenza come il rispetto dei diritti dei soggetti più fragili sia fondamentale anche nell’ambito del recupero crediti.
Il commento seguito alla decisione sottolinea che, pur rimanendo il principio generale per cui le bollette devono essere pagate, è altrettanto importante tutelare chi, per le proprie condizioni di salute ed economiche, non può essere privato degli unici mezzi di sussistenza.
Un precedente recente
Non si tratta di un caso isolato. Solo pochi mesi fa, lo stesso giudice si era espresso in favore di un altro cittadino contro Abbanoa. In quell’occasione, un novantenne, ex imprenditore oggi costretto sulla sedia a rotelle, si era visto pignorare il conto per una bolletta non saldata di oltre 12.000 euro.
Anche in quel caso il tribunale ha riconosciuto la particolare condizione di vulnerabilità dell’uomo. Il giudice ha stabilito che Poste Italiane dovesse corrispondere ad Abbanoa soltanto 1.681 euro a copertura delle spese procedurali e del credito vantato, disponendo contemporaneamente lo sblocco del conto corrente del pensionato.
Una decisione che ha confermato come, nei casi di soggetti fragili, il diritto alla dignità e alla sussistenza debba prevalere su pratiche di riscossione automatica e indiscriminata.
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