Sentenza rivoluzionaria del Tribunale di Padova: “Così puoi fermare il recupero crediti”

Una nuova sentenza del Tribunale di Padova potrebbe cambiare le sorti di migliaia di italiani colpiti da pignoramenti e decreti ingiuntivi. Con la decisione n. 2182/2025 del 2 maggio 2025, il giudice ha stabilito un principio fondamentale: la semplice pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale non basta per provare l’esistenza del credito e ottenere un decreto ingiuntivo.

Sentenza rivoluzionaria: NO scritto sull'asfalto con qualche foglia autunnale sopra.
Gaetano Vilnò, gaetanovilno

Il caso: il giudice blocca il decreto ingiuntivo

Nel procedimento esaminato, una società di recupero crediti aveva richiesto un decreto ingiuntivo basandosi esclusivamente sulla pubblicazione dell’avvenuta cessione del credito nella Gazzetta Ufficiale. Una prassi ormai comune: banche e finanziarie cedono pacchetti di “crediti deteriorati” (NPL – Non Performing Loans) a soggetti terzi che tentano poi di riscuoterli dai debitori originali.

Ma il giudice ha detto no: senza documentazione concreta che provi l’effettiva esistenza, titolarità e riferibilità del credito al singolo debitore, la richiesta non è fondata. Il tribunale ha quindi respinto il ricorso della società, mandandola “a casa”.

Perché è importante?

Molte società acquistano “pacchetti” di crediti in cui possono essere inclusi immobili, aziende e debiti personali. Tuttavia, se non è specificato esattamente a chi si riferisce ogni singolo credito, questi non sono legalmente esigibili.

In altre parole:

Se non dimostrano entro 60 giorni che hanno davvero comprato il tuo debito specifico, la richiesta è nulla.

Questo apre uno spiraglio legale importantissimo per migliaia di persone colpite da richieste aggressive di pagamento, pignoramenti o telefonate intimidatorie.


Come difendersi: l’opposizione al decreto ingiuntivo

La legge dà la possibilità di opporsi a un decreto ingiuntivo, ma è fondamentale agire con un professionista esperto, capace anche di presentare opposizioni tardive, se il termine ordinario è già scaduto.

Molte società di recupero crediti:

  • Non hanno la documentazione originale
  • Non notificano correttamente gli atti
  • Agiscono solo telefonicamente, senza base legale

Ricorda: una telefonata non vale come atto ufficiale. Finché non ricevi una comunicazione formale con la documentazione completa, non sei obbligato a pagare nulla.


Conclusione: più consapevolezza, più difesa

La sentenza del Tribunale di Padova rappresenta un punto di svolta: non basta dire di aver comprato un credito, bisogna dimostrarlo con prove concrete. E per chi riceve richieste ingiustificate, c’è la possibilità di opporsi e vincere.

Se hai ricevuto una richiesta di pagamento da parte di una società di recupero crediti, non agire d’impulso. Informati, fatti assistere da un legale preparato, e verifica sempre la validità dei documenti.

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2 commenti su “Sentenza rivoluzionaria del Tribunale di Padova: “Così puoi fermare il recupero crediti””

  1. Rodolfo Giorgino

    Perchè non pubblicate una lettera, da inviare alle società di recupero crediti, di cosa chiedere come da Voi consigliato?

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