Segnalato come cattivo pagatore? Ecco quando è legittimo e quando puoi ottenere un risarcimento

Le conseguenze possono essere gravi, ma ci sono regole precise: ecco cosa sapere per difendersi
Essere segnalati come “cattivi pagatori” può avere effetti devastanti: accesso negato a nuovi finanziamenti, difficoltà nell’ottenere un mutuo, perfino problemi nell’aprire un conto corrente o attivare una carta di credito. Ma attenzione: le banche non possono segnalare chiunque e quando vogliono. Esistono regole precise e, se violate, il consumatore può ottenere non solo la cancellazione della segnalazione, ma anche un risarcimento.
Quando una segnalazione è illegittima
Molti pensano che basti dimenticare una rata per finire nella lista nera del credito. In realtà, una singola dimenticanza o un piccolo ritardo non giustifica la segnalazione alla Centrale Rischi o ai SIC (sistemi di informazione creditizia).
Secondo la giurisprudenza (Cass. 3130/2021, Corte App. Milano 3374/2021), la banca può segnalare solo quando vi è una reale, grave e persistente difficoltà economica, accertata attraverso una valutazione completa: reddito, patrimonio, debiti complessivi, capacità di rientro. Senza questa verifica, la segnalazione è illegittima e impugnabile.
È obbligatorio un preavviso formale
Prima di segnalarti, la banca ha l’obbligo di avvisarti per iscritto. Non basta una telefonata o un’email vaga. L’avviso deve:
- Essere tracciabile (PEC o raccomandata A/R);
- Indicare l’importo contestato e i motivi della possibile segnalazione;
- Offrirti almeno 15 giorni per rimediare, evitando così l’iscrizione nella “lista nera”.
Se non ricevi questo avviso, o se la banca non può dimostrarne l’invio, la segnalazione è nulla e puoi chiederne la cancellazione. E se ne hai subìto danni (ad esempio, il rifiuto di un prestito), puoi ottenere anche un risarcimento.
E se contesto il debito?
Altro aspetto fondamentale: se stai contestando formalmente il debito, la banca non può segnalarti. È il caso, ad esempio, di:
- Contestazione per interessi usurari;
- Addebiti illegittimi;
- Vizi del contratto.
Se la controversia è seria e documentata, la segnalazione viola il principio di buona fede ed è illegittima. In questi casi puoi rivolgerti anche all’Arbitro Bancario Finanziario, che spesso dà ragione al consumatore.
Dove finiscono i tuoi dati?
Le segnalazioni negative possono essere inviate a:
- La Centrale Rischi della Banca d’Italia, per le situazioni più gravi;
- I SIC privati come CRIF, CTC, Experian, che registrano anche i ritardi meno gravi.
Tutte le banche consultano questi registri prima di concedere un prestito. Una segnalazione, anche lieve, può compromettere la tua affidabilità finanziaria per anni.
Quanto dura una segnalazione?
La buona notizia è che nessuna segnalazione resta per sempre. Le cancellazioni avvengono automaticamente, secondo queste tempistiche:
- 12 mesi: se hai saltato una o due rate, ma poi hai saldato;
- 24 mesi: per ritardi più gravi, ma regolarizzati;
- 36 mesi: se il debito non viene mai sanato.
Nel caso della CAI (Centrale di Allarme Interbancaria), ad esempio per assegni scoperti, i dati restano 2 anni.
Se ti accorgi che la segnalazione contiene errori o dati non aggiornati, la banca ha l’obbligo di correggerli subito. Basta una tua segnalazione formale per chiedere la modifica o la cancellazione. Se non lo fa, puoi agire legalmente e chiedere anche un risarcimento per eventuali danni subiti.
Conclusione: difendersi è possibile
In sintesi, non sei senza armi di fronte alle segnalazioni bancarie. Se la tua segnalazione è avvenuta senza preavviso, senza prove certe o mentre stai contestando il debito, hai diritto alla cancellazione e al risarcimento. Informati, conserva la documentazione, e se necessario rivolgiti a un legale. Difendere la tua reputazione creditizia è un tuo diritto.
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