Conti correnti bloccati: un incubo per chi ha debiti

Le dure conseguenze per le famiglie italiane già in difficoltà economica

Conti correnti: uomo d'affari preoccupato che guarda fuori dalla finestra.

Il blocco dei conti correnti per chi ha debiti con l’Agenzia delle Entrate Riscossione (AdER) sta sollevando preoccupazioni e indignazione tra i cittadini italiani, soprattutto tra coloro che già vivono situazioni di difficoltà economica. Una normativa pensata per recuperare crediti rischia di mettere in ginocchio chi fatica a far fronte alle spese quotidiane, lasciando le famiglie senza vie d’uscita.

Cosa dice la normativa

Secondo l’articolo 48-bis del D.P.R. 602/1973, le Amministrazioni Pubbliche e le società a partecipazione pubblica devono verificare se il destinatario di un pagamento superiore a 10.000 euro ha cartelle esattoriali non saldate per importi superiori a 5.000 euro. In caso affermativo, viene bloccato il trasferimento di somme al debitore e, nei casi più gravi, si può arrivare al blocco del conto corrente o al pignoramento di stipendi e pensioni.

Le regole sono particolarmente dure e non tengono conto delle difficoltà dei cittadini in debito:

  • Pensioni e stipendi: per debiti inferiori a 2.500 euro, il pignoramento è di 1/10 dell’importo; tra 2.500 e 5.000 euro sale a 1/7; oltre i 5.000 euro arriva fino a 1/5.
  • Conti correnti: le somme eccedenti il triplo dell’assegno sociale possono essere pignorate, lasciando il debitore con pochissimi mezzi di sostentamento.

Questi pignoramenti rischiano di colpire soprattutto le fasce più vulnerabili della popolazione, come pensionati e lavoratori precari, che spesso si ritrovano ad accumulare debiti a causa di spese impreviste o difficoltà lavorative.

Quando il debitore può difendersi

In alcuni casi, il debitore può impugnare il pignoramento, ad esempio se sono stati superati i limiti previsti dalla legge. Può inoltre chiedere il risarcimento danni per pignoramenti illegittimi. Tuttavia, questi strumenti di tutela richiedono tempo e risorse, due elementi che spesso mancano a chi si trova già in difficoltà economica.

Un sistema che punisce invece di aiutare

Questa normativa evidenzia un problema di fondo: le sanzioni non tengono conto delle condizioni di vita dei debitori. Spesso, dietro ai debiti, ci sono famiglie che lottano ogni giorno per pagare l’affitto, acquistare beni essenziali e mantenere un livello di vita dignitoso. Bloccare un conto corrente o decurtare una pensione può avere effetti devastanti, costringendo le persone a chiedere ulteriori prestiti o, peggio, a cadere in situazioni di indigenza.

È necessario ripensare queste misure per garantire che, pur recuperando le somme dovute, si tenga conto della situazione umana dei debitori, evitando di trasformare un sistema di riscossione in un meccanismo punitivo che aggrava ulteriormente le difficoltà economiche delle famiglie italiane.

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