Fideiussione bancaria nulla: quando la legge può salvare chi ha fatto da garante

Una nuova sentenza del Tribunale di Lecce rappresenta un’importante vittoria per chi si trova nella difficile posizione di aver firmato una fideiussione bancaria – ovvero un contratto in cui si diventa garanti del debito di qualcun altro – senza sapere che quella firma potrebbe non avere valore legale.

Fideiussione: mano che tende verso la luce.

Gaetano Vilnò, gaetanovilno

Il caso: fideiussione con clausole illegittime, banca respinta

Tutto nasce da una contestazione fatta da due garanti (fideiussori) di un finanziamento. I due si sono opposti in tribunale, sostenendo che la fideiussione da loro firmata era parzialmente nulla perché conteneva alcune clausole già dichiarate illegittime dalla Banca d’Italia nel 2005. Quelle clausole (presenti nel cosiddetto schema ABI) erano state infatti giudicate lesive della concorrenza e contrarie alla legge antitrust.

Il Tribunale ha dato loro ragione: ha riconosciuto la nullità parziale del contratto e ha bloccato la banca, che non potrà più agire contro i garanti per il pagamento del debito.


Perché è importante questa decisione

Il giudice ha confermato un principio molto importante: anche se il contratto sembra regolare, se contiene certe clausole standardizzate e abusive, è nullo. In particolare, sono considerate nulle le clausole che:

  • obbligano il garante a pagare anche se il debitore è fallito o in ritardo (clausola di “reviviscenza”),
  • rendono la garanzia senza scadenza,
  • escludono il limite dei sei mesi previsto dal Codice Civile per agire contro il garante.

Queste clausole sono spesso presenti nei contratti bancari firmati dagli anni 2000 in poi, anche da istituti che non parteciparono direttamente all’accordo ABI. Ma se ne hanno copiato il contenuto, la nullità si applica comunque.


Il punto chiave: i tempi per agire contro il garante

Un altro aspetto fondamentale della sentenza riguarda l’articolo 1957 del Codice Civile: secondo questa norma, la banca ha sei mesi di tempo dalla scadenza del debito per fare causa al garante. Se non lo fa entro quel termine, perde il diritto di chiedere i soldi.

Nel caso esaminato, la banca ha presentato il decreto ingiuntivo quattro anni dopo la scadenza dell’ultima rata, e il giudice ha ritenuto che fosse troppo tardi. Nemmeno una comunicazione inviata anni prima o la pendenza di una procedura di sovraindebitamento sono bastate a interrompere questo termine. Il risultato? La banca ha perso ogni possibilità di rivalersi sui fideiussori.


Cosa fare se hai firmato una fideiussione?

Molti non sanno che esiste la possibilità di contestare la validità delle fideiussioni bancarie, soprattutto se firmate tra il 2003 e il 2015. Questi contratti possono contenere clausole nulle per legge. Ma attenzione: la nullità non si applica automaticamente. Serve agire in giudizio, attraverso un’opposizione mirata, allegando i giusti documenti.

Nel caso di Lecce, i garanti sono riusciti a dimostrare che quelle clausole “abusive” erano diffuse tra le banche e quindi parte di un’intesa vietata. Una strategia vincente anche se il contratto non era del tutto identico a quello censurato dalla Banca d’Italia.


Conclusioni: difendersi è possibile, ma serve agire in tempo

Questa sentenza è una conferma importante per i consumatori e le imprese: chi ha firmato una fideiussione non è sempre davvero obbligato a pagare. Molti contratti sono viziati da clausole illegittime che possono renderli nulli o ridurre drasticamente l’esposizione del garante.

Chi si trova in difficoltà o ha ricevuto un decreto ingiuntivo può e deve difendersi, perché le banche devono rispettare la legge e non possono imporre condizioni abusive. La tutela esiste, ma serve fare opposizione nei tempi giusti.

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