Società di recupero chiede il pagamento della luce, ma il contratto era cessato da anni

Il caso: bolletta per una fornitura cessata da anni
Una donna, proprietaria di una seconda casa nel Messinese ma residente fuori dalla Sicilia, si è vista recapitare una fattura di energia elettrica nonostante il contratto fosse cessato da anni.
La casa era disabitata, i pagamenti erano stati sempre regolari e la chiusura del contratto con il fornitore era stata effettuata correttamente. Tuttavia, dopo anni di silenzio, la donna ha ricevuto una nuova bolletta con “ricalcoli” di consumo, seguita da telefonate di una società di recupero crediti che sollecitava il pagamento.
Una situazione paradossale, che purtroppo non è così rara: sempre più utenti ricevono richieste di pagamento per forniture già cessate o per consumi mai effettuati.
L’errore: mancata trasmissione delle letture reali
Dopo aver richiesto spiegazioni al fornitore senza ottenere risposte soddisfacenti, la donna ha deciso di inviare un reclamo scritto.
La società, dopo aver verificato la segnalazione, ha ammesso che il distributore di energia non aveva trasmesso correttamente le letture reali del contatore, dalle quali risultava in realtà un consumo pari a zero.
Ricevuti i dati corretti, il fornitore ha stornato integralmente l’importo e annullato la fattura, riconoscendo l’errore.
La rettifica ha confermato che non vi era alcun debito residuo: la bolletta “fantasma” era frutto di una anomalia nella trasmissione dei dati tra distributore e venditore.
Come comportarsi in casi simili
Quando arriva una bolletta sospetta o non dovuta, è fondamentale non pagare immediatamente, ma seguire alcuni passaggi precisi:
- Verificare la data di cessazione del contratto e il codice POD del contatore indicato nella bolletta.
- Confrontare i consumi riportati con le letture reali (eventualmente ancora visibili sul contatore).
- Presentare un reclamo scritto al fornitore, allegando eventuali documenti di cessazione o fatture precedenti.
- Se non arriva risposta entro i termini previsti, è possibile rivolgersi al Servizio Conciliazione dell’ARERA, gratuito e riconosciuto ufficialmente.
Cosa dice l’ARERA
L’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente (ARERA) stabilisce che il fornitore è tenuto a fornire risposte chiare e motivate entro 40 giorni dal ricevimento del reclamo.
In caso di errore accertato, deve rettificare la fatturazione e annullare eventuali solleciti o azioni di recupero crediti.
Se il fornitore non rispetta questi obblighi, il consumatore può ottenere un indennizzo automatico per il disagio subito.
La lezione: mai ignorare le anomalie
Questo caso dimostra quanto sia importante non ignorare bollette anomale o richieste di pagamento sospette. Anche quando le cifre sembrano basse, un errore non contestato può trasformarsi nel tempo in una pratica di recupero crediti o in un disguido amministrativo difficile da risolvere.
Verificare i propri diritti, chiedere sempre tutto per iscritto e conservare le comunicazioni di cessazione del contratto sono le armi migliori per evitare spiacevoli sorprese.
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