Debiti con il Fisco: pignoramenti più severi in arrivo per chi non paga le cartelle
In Italia, sono moltissimi i cittadini che si trovano in difficoltà nel pagare tasse e imposte. Tra crisi economica, perdita di lavoro, rincari e imprevisti, non è raro accumulare debiti con il Fisco. Ma anziché cercare soluzioni a misura di contribuente, si fa strada una proposta che potrebbe rendere ancora più dura la vita di chi è già in difficoltà: un inasprimento delle procedure di pignoramento, soprattutto per le seconde case.

È questa una delle idee rilanciate dall’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) per recuperare le somme non versate allo Stato. Una stretta che, se attuata, rischia di colpire soprattutto i piccoli risparmiatori o famiglie con un immobile in più magari ereditato, ma non grandi patrimoni o evasori incalliti.
Pignoramento più veloce sulle seconde case: chi rischia
La proposta è chiara: in caso di mancato pagamento delle cartelle esattoriali, lo Stato potrebbe accelerare il pignoramento delle seconde case, senza attendere anni come spesso accade oggi. Un modo per recuperare velocemente le somme dovute, ma che rischia di schiacciare chi, già in affanno, ha magari investito i risparmi di una vita in un piccolo immobile.
Secondo l’Upb, il sistema attuale consente a molti debitori di restare inerti per anni senza reali conseguenze. La nuova linea, invece, punterebbe sulla tempestività dell’esecuzione forzata, mirando agli immobili che non rappresentano la prima abitazione del debitore.
Non solo case: le altre proposte per recuperare i debiti fiscali
La stretta sul patrimonio immobiliare è solo uno dei tasselli del piano. L’Upb ha anche proposto altre due soluzioni principali:
- Affidare il recupero crediti a soggetti privati, più “aggressivi” nel sollecitare il pagamento. Questi soggetti, infatti, operano con maggior determinazione: inviano solleciti formali, PEC, raccomandate, e arrivano fino all’intimazione del pignoramento, anche per debiti rateizzati. L’obiettivo? Concentrarsi su quei debiti che hanno più probabilità di essere incassati, abbandonando quelli ormai considerati irrecuperabili.
- Un saldo e stralcio solo per i debiti più piccoli, ossia sotto i 5.000 euro, che rappresentano il 94% delle cartelle emesse. Una misura che potrebbe aiutare chi ha contratto debiti modesti ma si trova nell’impossibilità di pagarli. Tuttavia, lascerebbe fuori le famiglie con esposizioni più consistenti, che pure potrebbero avere serie difficoltà economiche.
La nuova procedura: pignoramento diretto senza cartella esattoriale
Ma la vera novità, già in vigore dal 2025, riguarda un cambio radicale nei tempi e nei modi del recupero forzoso. Per alcune imposte, non serve più la cartella esattoriale per avviare il pignoramento.
Oggi, dopo la notifica dell’accertamento esecutivo, bastano 60 giorni. Trascorso quel termine, se il contribuente non paga, l’Agenzia delle Entrate può procedere con l’esecuzione forzata. Questo vale per tributi importanti come:
- Irpef e Iva
- Imu, Tari, Tosap
- Imposta di registro e di successione
- Agevolazioni fiscali non dovute
- Crediti d’imposta utilizzati in modo scorretto
Un meccanismo che elimina uno dei pochi strumenti difensivi rimasti ai cittadini: il tempo per prepararsi, magari cercando un accordo o una rateizzazione.
Il rischio sociale: colpire chi non ha colpa
La logica di recuperare le somme dovute allo Stato è comprensibile. Ma bisogna distinguere tra chi evade deliberatamente e chi si trova in difficoltà a causa di eventi imprevedibili: perdita di lavoro, malattia, crisi economiche. Rendere il pignoramento più facile e veloce, senza strumenti di tutela adeguati, significa colpire proprio chi avrebbe bisogno di essere aiutato.
Cosa possono fare i cittadini
Per ora si tratta solo di proposte, ma alcune misure sono già operative. È quindi fondamentale:
- Controllare la propria situazione fiscale: verificare eventuali debiti e agire tempestivamente;
- Richiedere la rateizzazione o aderire a rottamazioni, quando disponibili;
- Farsi assistere da associazioni dei consumatori o professionisti, per valutare eventuali contestazioni o errori;
- Conoscere i propri diritti: il pignoramento non è mai automatico, e ci sono modalità per opporsi se vi sono irregolarità.
Conclusione
Le nuove proposte sul recupero fiscale rischiano di trasformarsi in un boomerang sociale. Inasprire i pignoramenti non aiuta a costruire un rapporto di fiducia tra Stato e cittadini, soprattutto in un Paese dove la pressione fiscale è tra le più alte d’Europa e i servizi spesso non all’altezza.
Aiutare chi è in difficoltà, distinguere tra chi non può pagare e chi non vuole farlo, è l’unica strada possibile per una giustizia fiscale equa e sostenibile.
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