Bollette gonfiate del 40%: il Tribunale di Termini Imerese dà ragione al Comune di Scillato
Una sentenza significativa, che potrebbe aprire la strada a numerosi altri contenziosi simili, arriva dal Tribunale di Termini Imerese: annullato un decreto ingiuntivo da oltre 40.000 euro emesso nei confronti del Comune di Scillato (Palermo), relativo a presunti consumi di energia elettrica per l’illuminazione pubblica. A pagarne le conseguenze sarà una società di recupero crediti che agiva per conto di Enel.

Una richiesta da oltre 40.000 euro
Tutto ha inizio con un decreto ingiuntivo datato 10 aprile 2019, con cui veniva intimato al Comune di Scillato il pagamento di oltre 40.000 euro per forniture elettriche. Il Comune, per nulla convinto della fondatezza della pretesa, ha deciso di opporsi, affidandosi a un avvocato.
Secondo la difesa del Comune, le fatture presentate dalla società non solo erano sproporzionate rispetto a quelle emesse negli anni precedenti per servizi analoghi, ma erano anche carenti di elementi idonei a dimostrare la reale esistenza del credito. In sostanza, si contestava che tali somme fossero mai effettivamente dovute.
Una CTU smaschera la sovrafatturazione
Accogliendo le argomentazioni dell’avvocato, il giudice ha ritenuto necessario disporre una consulenza tecnica d’ufficio (CTU) per verificare l’effettiva entità dei consumi registrati dai contatori elettrici comunali. Il risultato della perizia è stato chiaro: i consumi indicati nelle fatture erano gonfiati di circa il 40% rispetto a quelli effettivamente registrati.
Una discrepanza sostanziale, che ha smontato punto per punto le richieste della società creditrice e rafforzato la posizione del Comune.
La sentenza: credito inesistente, spese a carico della società
Con sentenza depositata il 7 maggio 2025, il Tribunale di Termini Imerese ha riconosciuto la totale insussistenza della pretesa creditoria avanzata dalla società di recupero, revocando il decreto ingiuntivo e condannando quest’ultima al pagamento delle spese legali e della consulenza tecnica, quantificate in circa 10.000 euro.
Il giudice ha evidenziato come la società non sia riuscita a dimostrare in modo adeguato l’effettiva fornitura e congruità dei consumi fatturati, respingendo ogni richiesta avanzata.
Un precedente importante per enti e cittadini
Questa vicenda rappresenta un segnale importante non solo per gli enti locali, ma anche per cittadini e imprese che si trovano a fronteggiare richieste di pagamento sproporzionate o non dimostrate. Il caso di Scillato dimostra che è possibile difendersi efficacemente dalle pretese infondate, anche quando provengono da grandi gruppi o società legate ai servizi pubblici.
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